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Global Market Outlook

Perché è il momento di riconsiderare la propria esposizione alla Cina

Le dimensioni del mercato e la portata dell’opportunità richiedono un approccio dedicato alla Cina.

Head of Macro Policy Research

Nel 2021, il rallentamento economico della Cina, la strategia zero-COVID e gli interventi normativi hanno generato una serie di notizie negative. Dal punto di vista degli investimenti, pensiamo che sia importante non limitarsi solo alle notizie della stampa, ma esaminare le tendenze di fondo in atto in Cina. Il nostro esame di queste tendenze ci porta a credere che asset legati al mercato cinese continuino ad essere interessanti. Allo stesso tempo, pensiamo che il mercato cinese si sia evoluto al punto di richiedere un approccio differenziato. Gli investitori dovrebbero considerare di posizionare la loro esposizione alla Cina separatamente rispetto agli altri mercati emergenti, con una preferenza per le strategie attive e aspettandosi che la loro allocazione sulla Cina aumenti col tempo.

Prospettive macroeconomiche

La motivazione macroeconomica dell’investimento in Cina rimane la medesima. Benché il trend di crescita del Paese stia rallentando, il suo tasso di crescita continuerà ad essere molto superiore a quello dei mercati sviluppati e leggermente superiore a quello degli altri mercati emergenti. Anche se la crescita annuale del PIL dovesse rallentare fino ad un livello persistente del 4-5%, garantirebbe comunque un ampio margine per un interessante tasso di crescita degli utili societari. Inoltre, le dimensioni della Cina permettono alle sue aziende di beneficiare di un mercato interno più ampio, basti pensare che l’economia interna cinese è maggiore della somma di tutte le economie degli altri Paesi dei mercati emergenti.

In aggiunta, in Cina sono in azione distinte dinamiche competitive. Il Paese rimane un importante creditore netto. Il suo sistema politico unico ha costruito una base di capitale considerevole sotto forma di infrastrutture pesanti e leggere. Questa base di capitale dovrebbe continuare a fornire incrementi di produttività eccezionali per un Paese con questo livello di reddito.

Tesi di investimento

Mentre alcuni dei nostri argomenti macroeconomici potrebbero essere opinabili, la nostra tesi d’investimento principale non lo è. Il mercato azionario cinese appare strutturalmente sottovalutato. La capitalizzazione del mercato azionario cinese si attesta all’82% del PIL, ben al di sotto di quello di qualsiasi mercato sviluppato. La figura 1 mostra il paragone impiegando l’Indicatore di Buffet1. Un indicatore relativamente basso che rappresenta una leva per la Cina, poiché stimiamo che il rapporto tra la capitalizzazione di mercato e il PIL dovrebbe raggiungere il 100% entro il 2025, grazie alla nuova emissione di azioni e alla crescita del mercato attuale. Inoltre, anche i parametri ciclici indicano uno sconto eccessivo: l’attuale rapporto prezzo-utili della Cina si trova ben al di sotto delle medie a 20 anni e dei benchmark globali/dei mercati sviluppati.

Figura 1: il mercato azionario cinese sembra strutturalmente sottovalutato, come evidenziato dall’indicatore di Buffet, su livelli relativamente bassi

Indicatore di Buffet (Capitalizzazione di mercato/GDP) di alcuni mercati azionari

Secondo, nonostante le dimensioni del mercato cinese, gli investitori globali hanno attualmente un’esposizione relativamente bassa sulla Cina. L’economia rappresenta circa un sesto dell’economia globale, ma le azioni cinesi rappresentano solo il 4% dell’MSCI ACWI (in base al flottante). Tutti gli altri Paesi dei ME ammontano a circa l’8% del MSCI ACWI.2 La situazione è molto simile sul versante obbligazionario, dove gli investitori stranieri possiedono solo il 3,2% del mercato obbligazionario cinese. Per fare un confronto, i mercati obbligazionari di India, Brasile e Russia hanno tassi di partecipazione degli investitori stranieri a due cifre, pur rappresentando i mercati più chiusi del G-20. Tutti questi dati sulla Cina riflettono diversi anni di flussi netti di capitale in entrata, oltre all’inclusione di alcune obbligazioni cinesi nei principali indici.

In terzo luogo, gli asset cinesi hanno generalmente una correlazione molto bassa con altri mercati e mantengono eccellenti caratteristiche di diversificazione. La pandemia ha messo in luce come la Cina segua il proprio ciclo economico e le proprie peculiari priorità politiche. La limitata integrazione con i mercati finanziari globali aiuta anche a ridurre la correlazione con altri mercati. Pur essendo aumentata negli ultimi anni, la correlazione del mercato azionario cinese con gli altri mercati emergenti rimane ancora al di sotto di quella di qualsiasi altra coppia di correlazione comparabile (la sua correlazione con i mercati sviluppati è rimasta bassa).

Figura 2: gli asset cinesi mantengono una correlazione molto bassa con gli altri mercati

Correlazioni mensili dei mercati azionari rispetto agli altri mercati

Una simile diversificazione è particolarmente difficile da ottenere nel panorama degli investimenti odierni e la Figura 3 dimostra che questo divario è ancora più pronunciato per le obbligazioni cinesi. Dimostrando la più bassa correlazione tra i principali indici obbligazionari, è chiaro che le obbligazioni cinesi non seguono il ciclo monetario globale.

Figura 3: le obbligazioni cinesi chiaramente non si muovono insieme al ciclo monetario globale

Correlazioni degli asset obbligazionari per alcuni mercati selezionati

Un altro solido argomento a favore delle allocazioni alle obbligazioni cinesi è rappresentato dal fatto che la Cina ha mantenuto un elevato premio di rendimento rispetto ai mercati sviluppati. Con la ripresa della crescita globale, questo premio si sta riducendo rispetto ai suoi recenti massimi, ma è comunque probabile che persista per molti anni. L’effetto combinato del premio al rendimento e della ridotta volatilità fa sì che le obbligazioni delle policy bank e i titoli del tesoro cinesi si distinguano in termini di rapporto rischio/rendimento rispetto alla maggior parte degli indici obbligazionari (vedi Figura 4). Rimane la questione del rischio di cambio, ma anche in questo ambito gli obiettivi della politica monetaria hanno chiaramente cercato di mantenere la stabilità. Il tasso di cambio effettivo reale si è mantenuto in un intervallo del 6% per più di cinque anni, il periodo più lungo dalla liberalizzazione economica della Cina. I responsabili politici cinesi sono stati in grado di ottenere una certa stabilità del tasso di cambio e hanno manifestato chiaramente la loro intenzione di continuare a farlo.

Figura 4: le obbligazioni delle policy bank e i titoli del tesoro cinesi si distinguono dagli altri in termini di rapporto rischio/rendimento

Rischio/Rendimento per i principali indici obbligazionari

Conclusioni

Date le caratteristiche idiosincratiche della Cina rispetto ad altri mercati emergenti, l’evoluzione in corso della sua storia di crescita e i rischi unici che essa comporta, crediamo che gli investitori farebbero un’ottima scelta dedicando un’attenzione particolare e specifica agli investimenti in Cina. Potrebbero scegliere di dedicare un’allocazione di portafoglio separata per la Cina, che permetterebbe di personalizzare e adattare la loro esposizione in funzione dei loro particolari obiettivi di rischio e rendimento nel tempo. Separando la Cina dagli altri mercati emergenti, gli investitori possono beneficiare di performance più favorevoli grazie al controllo del rischio sistematico, che è ovviamente più alto per un’esposizione solo cinese rispetto a un’esposizione ai mercati emergenti più diversificata.


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