In un contesto di continue difficoltà per l’obbligazionario, una possibile opzione è puntare su strategie più ampie con rischi maggiormente diversificati. Le obbligazioni aggregate globali in passato hanno registrato rendimenti positivi durante i periodi di rallentamento della crescita economica. In aggiunta a ciò, se la crescita rimane solida, potrebbero anche rivelarsi meno vulnerabili in caso di flessioni del mercato, grazie al restringimento degli spread creditizi. Dopo la brusca discesa registrata nella prima metà del 2022, vi è sicuramente un margine di risalita.
Il contesto rimane difficile per gli investitori obbligazionari. Le speranze di aver raggiunto il picco dei tassi all’inizio di maggio si sono rivelate di breve durata, poiché il decennale statunitense ha poi toccato ancora una volta nuovi massimi. La persistenza di livelli elevati di inflazione continua a suscitare il timore che la stretta monetaria delle banche centrali sia destinata a rimanere aggressiva.
Tuttavia, la prospettiva è cambiata. I mercati ora temono che un drastico intervento delle banche centrali, nel tentativo di frenare l’inflazione, possa far precipitare in recessione l’economia globale. Questo duplice rischio di aumento dei rendimenti sottostanti e di ampliamento degli spread creditizi, con ovvi timori per la crescita economica, ha determinato una performance particolarmente negativa per le strategie obbligazionarie aggregate. L’indice Bloomberg Aggregate è in calo del 14,3% da inizio anno1.
La vera domanda per gli investitori obbligazionari, mentre ricalibrano i loro portafogli in vista del terzo trimestre dell’anno, è capire se il picco dei rendimenti sia già stato raggiunto. Occorre notare che il tasso a 5 anni ed il 5 anni forward dei Treasury statunitensi è tornato nell’intervallo registrato nel 2018, ossia l’ultima volta che la Federal Reserve statunitense ha adottato una politica restrittiva. Quindi si è verificato un ragionevole spostamento verso l’alto delle aspettative sui tassi a lungo termine.
Figure 1: 1-Month Rates 1 Year Forward have Retraced from the Highs
Il segmento iniziale della curva segnala che secondo il mercato è stato raggiunto un livello in cui un ulteriore inasprimento della politica, oltre a quello già scontato nei prezzi, provocherebbe un aumento della probabilità di recessione.
La Figura 1 mostra i tassi d’interesse a 1 mese tra 1 anno, che rappresentano una misura indicativa della stretta monetaria prevista dal mercato per i prossimi 12 mesi: si può notare un netto abbassamento rispetto al picco registrato a metà giugno. La situazione è analoga per i mercati monetari dell’euro, dove la BCE non ha ancora annunciato un rialzo dei tassi e lascia intendere come il mercato non abbia ancora scontato un percorso di rialzo dei tassi più aggressivo. Questo dovrebbe porre un tetto ai rendimenti nel breve termine, fino a quando non si avranno maggiori chiarezze sulla congiuntura economica.
Gli interrogativi ruoteranno anche intorno al grado di rischio di credito che gli investitori intendono assumersi. L’high yield statunitense, con rendimenti superiori all’8,5%, potrebbe essere interessante, ma nei prossimi 12 mesi non registrerà performance positive se dovessimo entrare in recessione.
Come dimostrato dall’effimera inversione di tendenza registrata a maggio nelle obbligazioni, è difficile cercare di prevedere con precisione il punto di svolta dei mercati. Tuttavia, ampliare la gamma di obbligazioni in cui investire, come con indici global aggregate, può essere un modo efficace per intercettare tempestivamente il punto di inversione (quando questo si verificherà).
A nostro avviso, gli investitori devono considerare tre aree importanti per quanto riguarda le obbligazioni aggregate globali.
Figure 2: US Recessions and Global Aggregate
The markets appear to have rejected the pricing of still higher rates, fearing that what is factored into the curve already is sufficient to cause a material slowing in economic growth. That said, as we saw in May, calling the turn in rates remains tricky.
One potential option is to look at broader strategies with more diversified risks. Global aggregate bonds have typically posted positive returns during periods of slower economic growth but could also prove less vulnerable to a sell-off if growth remains firm, as credit spreads should tighten. Having undergone some precipitous falls during the first half of 2022, there is certainly scope for a rebound. Investors who are interested in a global aggregate approach but feel uncertain on whether the USD can remain strong should consider EUR-, GBP- or CHF-hedged options.
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